Il termine "panico" deriva dal nome del dio greco Pan, figura mitologica associata alla natura selvaggia e indomita, alla fertilità e agli istinti primordiali. Pan era noto per incutere un terrore improvviso e incontrollabile a chi si avventurava nei boschi o in spazi aperti, spesso senza una causa apparente. Questo timore, che gli antichi greci chiamavano "phobos panikos", appresentava una paura viscerale, non legata a un pericolo concreto ma a una sensazione improvvisa e opprimente. Nella mitologia, Pan incarna la forza istintuale e caotica della natura, e il "panico" diventa simbolo del confronto con ciò che è selvaggio, imprevedibile e fuori dal controllo razionale. La radice etimologica del termine richiama quindi l’idea di un’esperienza che emerge dal profondo, evocando le pulsioni istintive e le paure ancestrali che ancora oggi abitano l’essere umano.
Il panico è un’esperienza intensa e travolgente che coinvolge sia la mente e che il corpo, manifestandosi con sintomi come per esempio tachicardia, sudorazione, tremore, difficoltà respiratorie e un senso di paura paralizzante. Durante un attacco di panico, la capacità di pensare e agire viene meno, lasciando un profondo senso di vulnerabilità e spossatezza. Questo fenomeno può essere innescato da tensioni interne o dalla percezione di un pericolo imminente, sia reale che immaginario. Spesso si accompagna a uno stato di ansia anticipatoria per il timore che l’episodio si ripeta o che peggiori.
Dal punto di vista psicologico, il panico può essere considerato come una reazione emotiva primaria che coinvolge circuiti neurali legati alla paura. Il cervello, attraverso meccanismi automatici, elabora certi segnali (minacce) attivando risposte neurobiologiche rapide che escludono i processi razionali. Questo processo amplifica la sensazione di pericolo, portando l'individuo a percepire una minaccia per la propria sopravvivenza, anche in assenza di un rischio reale. Il ripetersi degli attacchi crea un circolo vizioso, rafforzando la paura e la risposta automatica del corpo.
In una prospettiva più simbolica, il panico può essere visto come un richiamo alla connessione con la propria dimensione istintuale, a volte troppo trascurata o addirittura del tutto assente. Nella tradizione mitologica, rappresenta il confronto con aspetti primordiali e spesso repressi della natura umana. In questo senso, il panico diventa un messaggio: un’opportunità per esplorare le radici del disagio e ristabilire un equilibrio tra razionalità e istinto.
Comprendere il panico significa affrontarlo come un fenomeno complesso, un intreccio tra dimensioni biologiche, psicologiche e simboliche che richiede un approccio integrato per recuperare serenità e consapevolezza.
Dott. Marco Boscolo